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“Al centro c’è la persona, non il massimo profitto”. Intervista a Simone Fabbri, responsabile sostenibilità di Legacoop Bologna

Bologna, 15 mag. – “La politica deve scegliere cosa fare e favorire chi mette al centro le persone”, spiega Simone Fabbri, responsabile sostenibilità di Legacoop Bologna, che sul tema ha organizzato il laboratorio ecooS.lab.

Cosa distingue l’economia sociale e perché dev’essere sostenuta?
L’economia sociale mette al centro la persona e i suoi bisogni, non la massimizzazione del profitto come l’economia di capitale. Ma come questa opera in un contesto di mercato. Per questo è partito un ragionamento a livello europeo su come si possa favorirla e supportarla, anche per raggiungere meglio gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda Onu 2030.

In che senso?
Per la sua stessa natura. Le cooperative non devono staccare dividendi per remunerare il capitale investito dai soci. C’è un interesse collettivo da soddisfare, con valore economico e sociale, che migliora il benessere della comunità. L’utile finale viene reinvestito o rimane come riserva indivisibile per i momenti di crisi. I soci valgono non percentualmente al denaro che apportano ma in quanto persone: una testa, un voto. C’è un principio intergenerazionale e democratico alla base che ha una visione di lungo periodo. Tutto questo fa sì, come emerge dai dati della piattaforma Synesgy di Cribis, che le cooperative di Legacoop Bologna performino meglio sulla sostenibilità economica, sociale e ambientale rispetto alle altre imprese.

Ma nel concreto come possono operare questi soggetti?
Prendiamo le cooperative di abitanti, che a Bologna contano circa 3.500 alloggi e applicano affitti del 60% inferiori a quelli di mercato. Il pubblico può stimolare interventi, la cooperazione ci mette parte dell’investimento e si fa edilizia sociale, che né lo Stato né tantomeno il mercato riescono a fare da soli. Oppure il Consorzio Karabak: ha costruito 9 asili in bioedilizia per circa 700 bambini con una partnership pubblico-privata che resta in gestione per 30 anni al consorzio e poi passa al pubblico. Ma ci possono essere tanti altri esempi.

Che cosa è ecooS.lab? E cosa è emerso?
Un laboratorio di formazione sull’economia sociale, promosso da Legacoop Bologna ed Euricse. È emerso che bisogna usare l’intervento pubblico come leva sociale e ambientale, per esempio favorendo in appalti e contratti i soggetti che sviluppano occupazione di qualità Poi come attivare più reti pubblico-private per rispondere a missioni di sostenibilità condivise. Ma abbiamo riflettuto anche su come si possano costruire alleanze tra soggetti dell’economia sociale e del mondo profit.

Ci sono finanziamenti per questo genere di attività?
L’Europa nell’Action Plan prevede vari strumenti per favorire l’economia sociale. A livello locale, soprattutto regionale, ci si può attivare per trovare risorse e partecipare a progetti europei.

Che momento è per l’economia sociale?
Siamo su un crinale. Le realtà dell’economia sociale hanno risposto meglio alla pandemia ma l’hanno fatto asciugando le proprie riserve. Se non cogli questo ruolo e non riesci ad attivare una collaborazione più spinta, si rischia che queste realtà non riescano più a generare le risposte ai bisogni in modo efficace, ridurre le diseguaglianze e redistribuire meglio la ricchezza prodotta. La politica deve scegliere cosa fare

(da Album di Repubblica sull’Economia Sociale – Supplemento Martedi 30 aprile 2024)